17 novembre 2013

I giovani e Dio.

Io non sono seguace del pensiero di Rousseau, per il quale l’uomo nato  ‘buono’ per natura  viene poi 'incattivito’  dalla società in cui vive. Questa tesi l’hanno fatta propria i cosiddetti ‘rivoluzionari’ nel corso della storia per così giustificare il loro attacco violento nell' abbattere ‘la tirannia’, spesso però innalzando subito dopo un potere più oppressivo e sanguinario del precedente.

Io  invece, da cattolico, credo nel contrario, nel retaggio del peccato originale, e quindi nella presenza in ognuno della tendenza al male che può essere limitata con una adeguata educazione, anche e soprattutto religiosa. Quindi il fatto di essere tendenti per natura verso il male non può giustificare il  cattivo comportamento, in quanto con l’avvento dell'età della ragione e con l'educazione e l’istruzione  religiosa  abbiamo acquisito i mezzi per limitare questa inclinazione.

I giovani ovviamente non sfuggono a questa regola. Sono contrario perciò alla retorica che esalta la loro supposta superiorità e bontà. E chi dice ‘i giovani sono buoni perché più vicini all’innocenza originaria’ per me sbaglia due volte, primo perché nessuno è veramente buono per natura, e secondo perché, spiace dirlo, i giovani purtroppo, almeno quelli attuali, appaiono spesso essere tutto fuorché veramente ‘buoni’.

Un tempo le persone più anziane venivano rispettate perché considerate sagge a causa della loro esperienza. Al giorno d’oggi invece per i giovani le persone mature sono nella migliore delle ipotesi antiquate o nella peggiore degli stupidi (1).Questo comporta che quando genitori e insegnanti cercano di consigliare loro con decisione un certo modo di comportarsi, non si fidano e se gli adulti insistono spesso reagiscono con rabbia. Loro, in buona parte, preferiscono gli insegnanti e genitori che li lasciano fare e che non li correggono. Mostrano perfino una certa ‘simpatia’ verso gli adulti che ritengono un po’  'fuori di testa', li prendono in giro perché li considerano bonaccioni e quindi inoffensivi, e arrivano addirittura a costruire gruppi di  fans su Facebook. Gli altri, quelli che cercano di insegnarli qualcosa, che li correggono e non sono disposti a tollerare i loro comodi, pur essendo apprezzati segretamente dai pochi che vogliono migliorare, dai tanti rimanenti vengono disprezzati più o meno manifestamente.
Sembra che molti giovani abbiano tagliato i ponti con gli adulti: semplicemente non li riconoscono più come 'maestri'.

Qualcuno mi potrà anche dire che da che il mondo è mondo i giovani si sono sempre comportati più o meno così. E’ vero, però adesso mi sembra che la cattiveria in questi modi di fare sia cresciuta in quantità e in qualità, mostrandosi  senza di sensi di colpa. Una cattiveria percepita come qualcosa di normale di cui neanche vergognarsi e alle volte anzi con il  diritto di esercitare.


 E da cosa è dipeso tutto ciò? A mio parere  ha molto contribuito il fatto che questi comportamenti  sono stati subdolamente esaltati e giustificati per anni, a partire dal famigerato 1968, dai mass media per la maggior parte in mano ai cultori del pensiero ‘libertario’ massonico. Il messaggio  lanciato da questi alfieri della dissoluzione era che doveva essere vietato vietare, che quindi  era giusto non obbedire a genitori e insegnanti e che i giovani, considerati puri e buoni  per natura, avessero il diritto di contestare e  avere tutto ciò che necessitava a soddisfare i loro desideri,  liberi così dalla oppressione familiare e religiosa (2).

E i genitori, figli di questa rivoluzione sessantottina, impegnati nel lavoro o negli svaghi,  si sono preoccupati soprattutto del  benessere materiale dei loro figli, del loro apparire sociale e hanno invece trascurato quasi completamente l’aspetto spirituale. Nella maggior parte dei casi hanno trasmesso infatti un’educazione priva degli elementi religiosi. E paradossalmente molti genitori che hanno mutuato le loro idee dal ’68 e hanno creduto in questi ‘ideali’ di ribellione verso l’autorità, per nemesi storica, per ironia della sorte, hanno subito anch’essi la rivolta dei figli nei loro confronti.

Sfortunatamente i giovani non ricevono una corretta informazione religiosa nemmeno quando frequentano l'ora di religione a scuola o corsi di catechismo: infatti in essi si tratta spesso di problemi sociali, del volontariato (anche se sono temi importanti,  non lo nego),  ma raramente si parla di Dio e della sua trascendenza, e se si discorre di carità non si insiste adeguatamente sul fatto che essa ha valore soprannaturale solo se basata sull’Amore e sull’Adorazione di Dio. Si fa invece percepire la religione come un moto umanitario… Vero è che bisogna pensare al prossimo, e molte persone edoniste e chiuse in se stesse sarebbe già tanto se lo facessero, ma  bisogna anche  far capire  che a Dio, nostro Creatore, il culto e l'adorazione sono dovuti! Non sono opzionali. E' quella la vera religiosità.

E anche vero che forse nel passato si  è troppo insistito  sulle proibizioni, presentando la religione come una serie di divieti,  ma oggi si corre il pericolo di farla passare come essenzialmente costituita da una specie di iniziativa umanitaria, svuotata quindi della sua forza interiore che è costituita dall’amore e dal culto verso Dio.

E  i mass media ci mettono il carico da novanta perpetuando la cancellazione del divino e del trascendente dalle menti e dai cuori. Infatti nelle trasmissioni televisive e nei  cinema oltre all'esaltazione esasperata dell'edonismo e del consumismo, abbondano l’horror, il demoniaco, la magia, e una costante falsificazione della storia del cristianesimo. Inoltre nei film,  quando si rappresenta la vita dei protagonisti, la religione è  o totalmente assente o, quelle rarissime volte che c'è, completamente stravolta . L'unico riferimento esistente permesso dal politicamente corretto, che imperversa tiranno anche in questo campo, è  infatti quello relativo ad una specie di  religione a sfondo ecologico tipo New-Age,  in cui viene divinizzata la natura e dove l'uomo, animale  che la sfrutta e la sporca troppo, meriterebbe solo di scomparire: quindi meglio aborti,  limitazioni delle nascite ed eutanasia anzichè la fine dell'alberello o la morte dell'uccellino...

Per concludere quindi cos'è Dio per i giovani di oggi? Purtroppoil suo Nome si trova nei loro discorsi spesso solo sotto forma di bestemmia, usata insieme ad altre parolacce per intercalare, ma per il resto Dio è assente dalla loro vita, almeno per la maggior parte di loro. Presenti in primo luogo la ricerca del piacere, lo sport, il gioco e l'uso compulsivo degl apparati tecnologici come lo smartphone o il computer, che rivelano una voglia insoddisfatta di comunicare. Vero è che la giovane età forse richiede anche un po' di queste cose, ma la prospettiva di vita solo orizzontale senza la dimensione verticale, cioè quella del soprannaturale, che vita è? Vuota e noiosa nel migliore dei casi, mentre nel peggiore è densa di depressione che non poche volte sfocia  in reazioni distruttive verso se stessi, gli altri e le cose che si hanno attorno.
Insomma i giovani,  ancora dotati di pochi filtri culturali e debole capacità critica,  assorbono tutte queste nefaste influenze sociali e familiari, e si adeguano,  ritrovandosi così a vivere una vita grigia, triste e insoddisfacente perché drammaticamente priva del necessario afflato  trascendente...

P.S. - mi ero riproposto di parlare dei giovani e delle loro mancanza di religiosità  però, a ben vedere, il discorso riguarda anche e soprattutto gli adulti. Infatti in questo clima di apostasia generalizzata, in cui ormai la Fede sta diventando merce rara, i giovani, che sono la conseguenza di ciò che abbiamo trasmesso, potevano  risultare diversi da quello che sono diventati? 
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Note

(1 ) D'altronde non è che molti adulti sono esempi di buona condotta di vita...

(2) Mi ha molto colpito ultimamente quello che Papa Francesco ha detto durante le giornate della gioventù di Rio De Janero che suonava più o meno così: "ribellatevi, fate casino...". Ci si mette pure lui? A che gioco giochiamo?

2 commenti:

  1. E’ vero, oggi i giovani non hanno fede. Ma la fede, per esserci, ha bisogno di essere trasmessa, generata dalla testimonianza. E’ successo qualcosa, intorno agli anni ‘50/’60, che ha interrotto la trasmissione della fede tra una generazione e l’altra. Oggi i ragazzi non ricevono più la testimonianza, la trasmissione della fede.

    E’ davvero sconcertante: faccio una fatica tremenda a trasmettere ai miei stessi figli (sedici, quattordici e dodici anni) la fede. Io stesso, da ragazzo, ho ricevuto, dalla generazione che mi precedeva, una fede molto approssimativa e confusionaria. Anche io, che pure ho cinquantatré anni, capisco di avere una fede ancora molto adolescente, immatura. Come posso dare testimonianza convincente ai miei figli se non riesco ad essere autorevole quando parlo di Dio?

    Fuori di casa poi, i miei figli trovano il deserto. Neanche in parrocchia si riesce a trovare qualcuno entusiasta di Dio, un prete che sappia catturare l’attenzione, niente di niente. Vado a messa, naturalmente, tutte le domeniche insieme con la mia famiglia; ma, escluso quel momento, nessuno di noi frequenta la parrocchia, semplicemente, credo, perché nessuno ci trova niente di interessante. Può bastare alla mia fede ed a quella dei miei familiari un’ora di messa la domenica mattina? Non credo. Ed infatti si traballa tutti sul piano della fede.

    Sa dove cerco, ed in parte trovo, i miei punti di riferimento per cercare conferma e sostegno alla mia fede? Su internet. Blog, siti di attualità della chiesa, siti di cultura e fede cattolica, giornalisti di grande preparazione e di grande fede, cose così. Ma mi sento come un soldato che ha perduto il suo esercito e non sa più dove infuria la battaglia. So che, da qualche parte si sta combattendo, so che qualcuno, in questo momento, avrebbe bisogno del mio aiuto, ma mi guardo intorno e vedo solo indifferenza. Allora moltiplico gli sforzi per difendere e conservare la fede in famiglia, ma mi sento accerchiato dall’indifferenza generale, anche di coloro con cui ho condiviso la mia infanzia e la mia giovinezza: mio fratello e mia sorella. Anche loro, chiusi nelle loro famiglie, hanno altri interessi, altre priorità.

    E’ notte fonda, buio pesto. Ma conserviamo, in casa, la luce, a volte incerta, di una fede che non lascerò morire. Ogni giorno, in casa mia, con fatica ma anche con speranza, tutti insieme preghiamo rivolti a Dio. Ed aspettiamo che finisca questa notte interminabile.

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  2. Purtroppo sono d'accordo parola per parola con il tuo post e anche con il primo commento. Triste.

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