12 aprile 2009

Un sepolcro vuoto? Un giallo... con soluzione

La fede in Gesù nasce con le apparizioni del Risorto. Per tutti tranne che per uno: per il discepolo prediletto, Giovanni. E’ costui stesso come ci racconta nel suo vangelo che entrato con Pietro nel sepolcro "vuoto", "vide e credette" . Un’espressione lapidaria che segna un momento importante: è in effetti in quell’istante che nasce la fede, il cristianesimo stesso.
Ma perché Giovanni nello stesso istante in cui "vide" allora "credette"? Cosa vide effettivamente di tanto ‘strano’ ma ‘evidente’ da indurre nel discepolo a credere immediatamente alla resurrezione di Cristo?


La traduzione attuale dal greco del vangelo di Giovanni ci aiuta sino ad un certo punto. Infatti recita : "Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro (non per niente Giovanni era il più giovane.. ndr) e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo e vide e credette". Questa traduzione però sarebbe imprecisa, equivocando a tal punto da rendere incomprensibile le ragioni di quel ‘vide e credette’.
Come ha detto Vittorio Messori nel suo libro ‘Dicono che è risorto’, esiste un’altra traduzione dal greco proposta dal sacerdote di Tivoli don Antonio Persili, il quale ha studiato il testo in greco e per decenni ha cercato se per caso sotto quelle parole greche Giovanni avesse dato indicazioni su ciò che aveva visto davvero.
Prima di dare la traduzione proposta da Persili, che appare molto verosimile, facciamo un breve exursus sulla sepoltura ebraica e quindi sulla procedura a cui venne sottoposto il corpo di Gesù.
Le operazioni cominciarono con l’acquisto del "lenzuolo" da parte di Giuseppe di Arimatea, ovvero di una tela di alcuni metri di cui si servì per ritagliare i pezzi necessari per ricoprire, avvolgere, legare il corpo di Gesù. Dal rotolo di tela fu subito ricavato il lenzuolo (che dovrebbe essere la Sindone) in cui il crocifisso fu avvolto. Tale avvolgimento era necessario per due motivi della legge ebraica: per evitare di toccare il cadavere, che per gli ebrei era impuro, e per non lasciare disperdere il sangue. Quindi si passò alla seconda operazione di avvolgere e legare il corpo con fasce versando nel frattempo all’interno di esse dei profumi. Questa operazione di avvolgimento e di legamento fu preceduta e seguita dall’applicazione di due "sudari": il primo all’interno della sindone, intorno al capo come mentoniera e il secondo all’esterno per completare l’avvolgimento (di questo secondo sudario che parrebbe essere il cosidetto 'Sudario di Oviedo' parlerò in futuro con un post di 'Scienza e Fede'). Le fasce messe tutte attorno al corpo di Gesù, sino a coprire interamente il lenzuolo avevano anche la funzione di impedire la troppo rapida evaporazione del liquido aromatico (aloe e mirra) di cui era cosparsa la sindone.
E qui si inserisce adesso la traduzione proposta da Persili che deriva da una attente traduzione del greco keimena tà othònia (in greco antico il verbo keimai significa ‘giacere’, ‘essere disteso’ ‘orizzontale’ e non dunque ‘steso per terra’)
(metto in neretto la variazione rispetto al testo ufficiale):
" …giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le fasce distese, ma non entrò" attenzione non "fasce per terra" ma "fasce distese" cioè come dire "afflosciate" ma non per terra, ma nello stesso posto in cui si trovavano, cioè sul banco dove era appoggiato il corpo…Ecco le testuali parole di Persili: ‘ Il significato che Giovanni vuol dare a questo verbo è far risaltare che prima le fasce erano rialzate, perché all’interno c’era il corpo; dopo la Resurrezione, invece, le fasce erano abbassate, distese, giacendo nel medesimo posto in cui si trovavano quando contenevano il cadavere di Gesù. Esse costituiscono la prima traccia della Resurrezione: infatti era assolutamente impossibile che il corpo di Gesù fosse uscito dalle fasce, semplicemente rianimato, o che fosse stato asportato, sia da amici che da nemici, senza svolgere quelle fasce o, comunque, senza manometterle in qualche maniera’. E continua: ‘ Questa traccia sarebbe stata sufficiente per credere nella Resurrezione, ma nel sepolcro vi era una traccia ancora più straordinaria: la posizione del sudario, quello che stava a contatto il capo. E’ una posizione così sorprendente che all’evangelista è necessario un intero versetto di venti parole per descriverlo’. Infatti quando giunse Pietro, anche lui nella traduzione usuale "vide le bende per terra e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte". Stando invece alla traduzione di don Persili "vide le fasce distese e il sudario, che era sul capo di lui, non con le fasce disteso, ma al contrario avvolto in una posizione unica". Persili dice: ‘In realtà, il vangelo vuol dire che il sudario non era appiattito sulla pietra sepolcrale come le fasce, ma era in una posizione rialzata,.. in posizione di avvolgimento, anche se non avvolgeva più nulla’. La posizione ‘unica’ è da intendersi anche ‘singolare, eccezionale, irripetibile’. Infatti mentre sarebbe dovuto essere disteso sulla pietra sepolcrale con le fasce, il sudario era invece rialzato e avvolto. La sua posizione appariva unica per eccellenza agli occhi di Pietro e di Giovanni, perché era una sfida alla forza di gravità. Come era possibile? Qui si può fare solo un’ipotesi: durante la Resurrezione, scomparso il corpo, che non uscì neanche dalle tele perché dall’interno di esse entrò direttamente nella dimensione dell’eternità, un lampo di luce e calore dovette asciugare di colpo gli aromi che impregnavano il sudario. Scomparso il corpo, le fasce che lo avevano avvolto, più pesanti, si afflosciarono sulla sindone che esse coprivano. Il sudario per il capo, più leggero e più piccolo, e per così dire ‘inamidato’ per l’istantaneo essiccarsi dei profumi, restò al contrario delle fasce avvolto come se contenesse ancora la testa che non c’era più, come un ponte. Conclude Messori : ‘ E’ questa la situazione straordinaria che giustifica il ‘vide e credette’ di Giovanni? Di certo la mancanza di ogni segno di effrazione e di manomissione delle tele, dalle quali nessuno poteva essere uscito o estratto , e quella posizione "incomparabile" del sudario, ancora alzato, ma sul vuoto del lenzuolo sottostante distesosi sulla pietra del sepolcro; di certo, dunque, tutto questo giustificherebbe l’immediato comprendere di Giovanni e il suo arrendersi, per primo nella storia, alla realtà di una Resurrezione che aveva lasciato tracce mute ma così eloquenti’.

Post Scriptum
ho trovato un passo sorprendente in cui si descrive una ‘visione’ della scena dell'arrivo al sepolcro vuoto della mistica Teresa Neumann (1898 - 1962) (nel libro di Paola Giovetti – Teresa Neumann – edizioni paoline pag. 175): in esso sembra confermata la tesi di Persili: "… Poi Pietro raggiunge Giovanni e insieme entrano nella tomba. Pietro tocca i veli e si convince che sono vuoti: essi non sono gettati per terra uno sull’altro, ma sistemati come se chi vi era stato avvolto fosse scivolato via senza spostarli…"

2 commenti:

  1. Quello che non capisco è: perchè soltanto Giovanni "vide e credette" e non anche Pietro?

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  2. Evidentemente Giovanni parla per se quando scrive, infatti riporta le sue impressioni e quello che vide e l'effetto immediato che queste fecero su di lui. Di Pietro non dice nulla, che forse nell'agitazione del momento non aveva fatto caso alla posizione delle bende, non è escluso però che lui e Giovanni non ne abbiano subito dopo parlato e che si sia convinto anche lui..

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