5 marzo 2013

La bellezza del culto dovuto a Dio

Leggevo qualche tempo fa su Internet la critica  di un tizio verso la Chiesa Cattolica per i suoi riti ‘troppo barocchi’ e i paramenti del clero ‘troppo appariscenti’, non in sintonia quindi con i gusti attuali. Da ciò egli deduceva che anche nella forma della sua liturgia la Chiesa cattolica non si sarebbe adattata ai tempi presenti e che quindi andrebbe riformata.

Che dire? L’uomo moderno ha ormai perso il senso del sacro. Circondato dalle cose materiali non ha più né tempo  né voglia di pensare a ciò che è spirituale. Vive come drogato dalla tecnologia, e in balia dei mass media, che diffondono migliaia di notizie e opinioni, sembra perdersi nei meandri del bombardamento mediatico tanto da non avere più il tempo di fermarsi un attimo per riflettere e guardare dentro di sé.

Quelli che vengono chiamati ‘riti barocchi’ in realtà sono atti liturgici in cui il sacro entra nel quotidiano e contemporaneamente  ci sospende da esso. La maestà del divino la possiamo solo minimamente immaginare e a mio parere la liturgia quanto più ricca, elegante ed armoniosa è tanto  più efficace risulta, in quanto solo così essa può veramente aiutarci ad entrare in sintonia col soprannaturale. Quanta differenza c’è infatti tra un rito in cui alcuni giovanotti strimpellano una chitarra facendoci annoiare o distrarre  e quella in cui un organo suona una solenne melodia sacra!

Noi esseri umani abbiamo bisogno della bellezza e dell’armonia per poterci staccare dalla nostra natura materiale ed entrare in sintonia con la componente spirituale. Non per niente gli artisti del passato abbellivano e arricchivano le chiese con stupende opere d’arte. Gli iconoclasti nel loro furore mostrano di essere contro la natura umana che ha invece bisogno delle immagini per elevare il pensiero verso ciò che trascende la sua quotidianità.
I puristi che vorrebbero tutto semplice e piatto sembra quasi che vogliano esaltare la bruttezza e l’indigenza come se fossero degli ideali. Ma Dio non porta nel mondo povertà e disordine, bensì ricchezza e bellezza.

Dietro le critiche verso l’eleganza dei riti e dei paramenti sacri a mio avviso non c’è altro che l’ateismo, la mancanza di Dio. Infatti chi crede veramente avverte dentro di sé armonia e riconosce che l’infinita Maestà  Divina può essere celebrata, anche se in minima parte, solo con riti saturi di splendore. Perciò l’iconoclastia di ritorno, frutto avvelenato dei tempi moderni, quella che ha cancellato la messa antica e che ci regala chiese moderne che sembrano hangar o magazzini, con il tabernacolo nascosto o assente, quasi ci si vergognasse di Dio, non è altro che il misero risultato di una profonda crisi di Fede che si autoalimenta.

So di essere controcorrente e che forse  pochi saranno d’accordo come me in questa epoca di conformismo e di superficialità devastanti .
Ma lo Spirito ha il suo linguaggio specifico e ineludibile. Perciò la Chiesa a mio avviso dovrebbe aumentare e non diminuire la solennità dei suoi riti, magari tornando a quelli antichi. Essa infatti possiede numerosi tesori liturgici accumulati durante la sua storia millenaria: la messa tridentina, la lingua latina, le musiche e i canti sacri, i paramenti eleganti e preziosi. Questi servono per un duplice scopo: staccare il fedele dalla quotidianità avvicinandolo così allo splendore del soprannaturale e offrire il culto di lode a Dio - quello che solo a Lui è dovuto. Perciò li si usi, non si abbia timore del giudizio devastante, interessato e 'politicamente corretto' dei mondani  - tra cui metto i cosiddetti ‘cattolici adulti’ - che non possiedono o hanno ormai perso la vera Fede, e che vorrebbero impedire agli altri di mantenerla o ritrovarla.

1 commento:

  1. Non sei per niente controcorrente, hai detto l'essenza: la mancanza del sacro. Se non lo si capisce questo, non si può capire il tuo post.

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